Tutte le ultime novità sulla cessione del credito d’imposta per le aziende
Home » Blog-2 »
La notizia riguardante la possibilità di estendere la cessione del credito d’ imposta per le aziende era stata diffusa, a livello nazionale, dopo le dichiarazioni in merito rilasciate da Riccardo Fraccaro, ex sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.
In occasione della conversione in legge del Decreto Sostegni, era infatti stata paventata l’opportunità di applicare la cessione del credito, maturato da imprese e professionisti per gli investimenti in beni immateriali e materiali, al pari dei privati con il Superbonus 110%.
In realtà, nonostante le speranze e le aspettative di una grossa parte dell’imprenditoria italiana, la Ragioneria dello Stato ha espresso formale diniego nei confronti degli emendamenti nel testo del Decreto Sostegni, relativi alla monetizzazione dei bonus fiscali, anche per le categorie produttive. Di fatto, la legge di conversione del Decreto Sostegni non prevede la tanto auspicata cessione del credito d’imposta per le aziende.
Le novità riguardanti la cessione del credito per le aziende
Dal punto di vista delle possibili estensioni, in merito di cessione del credito d’imposta per le aziende, non c’è nulla di nuovo per imprenditori e professionisti italiani.
La bocciatura degli emendamenti al Decreto Sostegni, da parte della Ragioneria dello Stato, è stata motivata con la possibilità concreta, per le finanze pubbliche, di gravi ripercussioni.
Nel merito strettamente contabile, inoltre, sembra che il parere della Ragioneria metta in discussione addirittura l’intero sistema della cessione del credito, anche quello già approvato e operativo, inerente il Superbonus 110% in favore dei cittadini privati, i quali hanno la possibilità di cedere irrevocabilmente il credito di imposta per determinate categorie di interventi di ristrutturazione all’impresa, agli istituti bancari o a terzi.
In particolare, vi sarebbe ancora molta incertezza riguardo alla natura contabile delle operazioni legate alla cessione del credito, soprattutto per i crediti che prevedono quote pluriennali, ovvero ripartite in più esercizi, indipendentemente dalla compensazione dell’importo.
Senza contare, poi, che la cessione del credito agli istituti finanziari comporterebbe la relativa contabilizzazione a debito, per l’intero ammontare ceduto, cosa che appesantirebbe ulteriormente la situazione debitoria dell’Italia nei confronti dell’Europa.
I tecnici del MEF, sulla base di tali argomentazioni, hanno escluso senza mezzi termini l’approvazione a quella parte di testo che prevedeva la possibilità di fruire del credito d’imposta per le aziende, in un’unica soluzione, proprio come previsto per i cittadini privati con il Superbonus.
Le novità per le aziende previste dal testo di conversione in legge del Decreto Sostegni
Come si evince dall’analisi della legge di conversione del Decreto Sostegni e che ha ricevuto l’ok in Senato il 6 maggio 2021, la parte relativa alla cessione del credito per gli incentivi di Industria 4.0, per i bonus mobili e, infine, per la predisposizione di garage/autorimesse di pertinenza, è assente.
Eliminato definitivamente dal testo della legge, quest’ultimo elemento è disciplinato dal TUIR, all’art. 16 bis, comma 1. Lo stesso trattamento ha subito il bonus mobili, che dava ai contribuenti la facoltà di optare per lo sconto in fattura oppure la cessione del credito, nella misura massima del 50%.
Questa percentuale verrà mantenuta negli interventi di ristrutturazione edilizia, con la possibilità di fruire della detrazione di imposta in 10 quote annuali di pari importo, per un totale di 10 anni.
Digitalizzazione delle imprese italiane e credito di imposta: il Piano di Transizione 4.0
In un’ottica della progressiva digitalizzazione del nostro Paese, al fine di incrementare la competitività all’estero e di migliorare le performance della Pubblica Amministrazione, il Decreto Sostegni ha previsto l’impiego di risorse ingenti, pari a 209 miliardi di euro, stanziati nel Recovery Plan. Tra i principali beneficiari di questi fondi rientreranno le imprese, pubbliche e private, come previsto dal cosiddetto Piano Transizione 4.0.
Il Piano ha l’obiettivo di aiutare le imprese italiane nel difficile ma possibile traguardo di una crescente digitalizzazione, che ne aumenterebbe la produttività e competitività, soprattutto grazie al rinnovo di alcuni incentivi per gli investimenti nel settore delle innovazioni, del credito d’imposta per le aziende per la Ricerca e Sviluppo e del superammortamento.
Per raggiungere il target, l’importo stanziato è di 24 miliardi di euro e, nel testo che fa parte della Legge di Bilancio 2021, fanno parte del Piano Transizione 4.0 i seguenti incentivi per le imprese:
- credito di imposta per e aziende per l’acquisto di beni strumentali non ricompresi nel Piano 4.0: per tali categorie di beni, l’azienda fruisce di un credito di imposta nella misura del 10% (prima del 2021 l’aliquota era del 6%), con un tetto massimo dei costi ammissibili di 1 milione di euro per i beni immateriali e di 2 per quelli immateriali. Tale aliquota resterà in vigore solamente per il 2021, perché tornerà al 6% dall’annualità successiva. Differente è il caso dei beni funzionali all’esercizio dello smart working, perché in questo caso la percentuale sale al 15%;
- C. d’I. relativo ai beni strumentali (categoria 4.0): in vigore solo per il 2021, l’aliquota per i beni materiali sarà del 50%, per importi inferiori ai 2,5 milioni di euro e del 30% oltre tale soglia;
- credito di imposta Research&Development, design e innovazione: anche per il 2021, il credito a favore delle aziende che investono risorse in tale ambito è confermato, con un aumento dell’aliquota dal 12 al 20%;
- C. d’I. per la formazione: per tale categoria di spese ammissibili pe la fruizione del credito, è operata una distinzione tra piccole imprese, che beneficiano del 50% delle spese ammissibili; medie imprese, per le quali l’aliquota scende al 40%; grandi aziende, con una percentuale del 30%.
Gli incentivi fiscali per le imprese a seguito dell’approvazione della Legge di conversione del Decreto Sostegni
Con la bocciatura della cessione del credito di imposta esteso alle aziende, gli incentivi fiscali previsti attualmente dalla legislazione sono unicamente quelli derivanti dagli acquisti per beni materiali, immateriali e per gli investimenti in formazione, ricerca e sviluppo.
L’attuale normativa lascia invariata, quindi, la modalità di beneficio del credito di imposta, fruibile unicamente in compensazione, per un importo suddiviso in 3 rate dello stesso importo, in 3 annualità.
La legge di conversione del Decreto Sostegni, quindi, non prevede la cessione del credito per le aziende, relativamente ai beni strumentali, nonostante il testo che introduceva tale possibilità fosse stato già approvato dal Senato.
Un dietro front per molti versi inaspettato, soprattutto alla luce della necessità, per molte imprese italiane, di poter rientrare nell’immediato delle risorse impiegate per investimenti strumentali necessari e improcrastinabili. Le chance più vantaggiose, per le aziende, rimangono quindi quelle legate al credito di imposta per l’acquisto di beni immateriali e nel settore della ricerca e sviluppo.